IL GUANTO MULTISENSORIALE servizio
di Carlo Carione
E' così,
dalle idee sviluppate a "Villa San Giovanni", il
centro di riabilitazione di Angri (Salerno) dove
ha sede la Fondazione Peppino Scoppa, si passa
alle fasi di ricerca applicata, che in questo
periodo stanno interessando un particolare
guanto. Abbinato ad un tappeto sensibile, il
guanto permette - mediante la manipolazione di
oggetti specifici - la emissione di suoni che
potrebbero definire localmente le proprietà
dell'oggetto, fare avvenire altre modificazioni
ad hoc a rispondere con un particolare stimolo
quando si tocca una determinata parte del
corpo. "Questo guanto multisensoriale -
spiega Angelo Rega, Intelligent System Lab,
"Federico II", Napoli - nasce con l'idea di
essere uno strumento che si va ad integrare
nelle pratiche riabilitative di tipo cognitivo.
Tutto questo apparato serve per catalizzare
l'attenzione dei pazienti nelle pratiche
terapeutiche. Il sistema, sebbene
ingegneristicamente sia molto semplice, lascia
al terapeuta una varietà di possibilità da
integrare all'interno della terapia perché si
possono utilizzare tutti gli oggetti che sono
presenti all'interno della stanza e che vengono
"taggati" con particolari
sensori". Sviluppato con la supervisione del
professor Orazio Miglino, del dipartimento di
scienze relazionali dell'università "Federico
II" di Napoli, lo studio sul nuovo guanto
multisensoriale - strumento che in futuro potrà
aiutare il terapeuta ad utilizzare tutti gli
stimoli di cui ha bisogno - è stato portato
avanti utilizzando anche supporti tecnologici
non particolarmente sofisticati. "La
comunicazione - precisa Angelo Rega - è di tipo
wireless senza fili basata su un comunissimo
protocollo bluethoot. Tutto questo permette di
utilizzare il guanto con tutti i computer
tradizionali che sono dotati di periferica
bluethoot o che comunque possono essere dotati
attraverso delle comunissime periferiche usb che
sono anche di basso costo. Una cosa molto
importante è che se fino ad adesso lo strumento
di riabilitazione hardware e software che veniva
utilizzato all'interno della pratica terapeutica
era comunque di natura statica, in questo caso
stiamo parlando di qualcosa di vivo ed
interattivo, dove il soggetto che fa parte di
questa scena terapeutica è in grado, appunto, di
interagire con la scena, di toccare degli
oggetti e di fare avvenire delle modificazioni.
Questo è di fondamentale importanza per la
catalizzazione di questa estensione e per la
stimolazione del soggetto
stesso".
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